domenica 25 novembre 2018

Produci in casa il tuo oro grazie all'alquimia







Vedete questa immagine? Beh, si tratta di oro prodotto dal nulla: lì dove prima l’oro non c’era ora c’è. (fonte immagine: nota "a")

All’Università di Benares, in India, c’è un Dipartimento di Alchimia; al primo piano del tempio di Kashi Viswanath, che si trova all’interno dell’Università di Benares, fondata negli anni ‘30, c’è una targa di marmo con una scritta in lingua Hindi che, tradotta in italiano, suona così: “Nel mese di Charitra masa, Samvad 1999 (data del calendario Hindi che corrisponde all’incirca al 1930), un vecchio residente del Punjab di nome Pandit Krishnapal Rasa Vaidya, attualmente abitante a Kashi, ha effettuato un esperimento di alchimia in Rishikesh alla presenza di Mahadeva Desai (PA del Mahatma Gandhi), Goswami Ganesh Datta e G. K. Birla. Il mercurio fornito da Desai fu convertito in 18 kg. di oro il quale fu offerto in dono al Sanathan Dharma Prathinidhi Sabha del Punjab; esso ha fruttato 72.000 rupie alla sunnominata fondazione. Il Pandit Krishnapal ha in seguito ripetuto questo esperimento alla presenza di Shri Pratap Singh della Benares Hindu University”.

Curiosi, vero?

Parliamone...

Questo servizio è un'appendice al libro
LIFE i segreti della Ghiandola Pineale (IO SONO edizioni) in cui la maggiore percentuale delle pagine è basata sull'Alchimia. La ricetta alchemica contenuta in questo servizio è quindi un rimando ad una parte del libro.

Abbiamo spesso sentito parlare dell’Alchimia come favola e tutto ciò che in qualche modo avevamo percepito come "vero", veniva miseramente risposto nella cantina della nostra anima.

Il fatto di credere che una sostanza possa divenire un’altra è qualcosa che, per la scienza ufficiale, è relegata solo a quei sistemi ad altissima energia che, per mezzo di alcune forze, rendono possibile tale fenomeno detto di trasmutazione atomica.

Per rendere semplice la comprensione dell’atomo, rivolgiamo la nostra attenzione al modello classico nel quale ci sarebbe al centro un nucleo composto di protoni (di carica positiva) e neutroni (con nessuna carica) e intorno, come pianeti intorno al sole, graviterebbero, ruotando, gli elettroni (carica negativa). La configurazione più stabile di un atomo prevederebbe la presenza di tanti protoni e di un pari numero di elettroni; in ogni caso il numero degli uni o degli altri sarebbe il numero atomico di quell’elemento.

L’idrogeno (simbolo H), ad esempio, avendo come numero atomico 1, possiede un protone e un elettrone; la presenza dei neutroni, invece, visti come collante dei protoni (collante nucleare necessario a tenere insieme cariche uguali che si respingerebbero, in questo caso i protoni), segue leggi che in questo momento non è il caso di indagare.


Seguendo questa logica, l’elemento atomico numero 2, l’elio, dovrà necessariamente avere due elettroni e due protoni più almeno un neutrone che fa da collante ai protoni; e così via...

E' stata così configurata la Tavola periodica degli elementi, così chiamata in quanto, periodicamente, gli elementi si ritrovano graficamente incolonnati per caratteristiche affini.





La parola Alchimia non ha etimologia certa anche se, essendo questa “scienza” (e dopo vedremo che lo è) di provenienza araba, essa potrebbe essere composta da Al-chimia e significare la chimica di Allah, cioé la chimica di dio.

Perché credo che tale definizione, seppur non sicura, possa essere reale ed indichi effettivamente un’attività divina?

Una volta lessi, in un libro di Alchimia, che il metallo che oggi compone una miniera, domani sarà trasformato in un altro per l'opera delle foze vitali. Ad esempio, ciò che oggi è ferro ad esempio, dopo (per ipotesi) un milione di anni, grazie a forze naturali, quel prima diverrà piombo, poi mercurio, poi argento e dopo un altro milione di anni quello stesso metallo diverrà oro e, se il tutto viene lasciato covare dal fuoco della  natura, esso ritornerà ad essere ferro.
In definitiva l’Alchimia è una procedura capace di catturare-amplificare-indirizzare le forze della natura rendendo possibili tali effetti trasmutatori nel nostro laboratorio di casa.

D'altro canto, senza necessariamente chiuderci in un laboratorio e sostituirci alla natura, possiamo già vedere con i nostri occhi l’uranio divenire naturalmente piombo.

L'uranio è un elemento radioattivo, cioè una sostanza che naturalmente emette energia sotto forma di radiazioni e, nell’atto di emettere, decade perdendo parte della sua massa (si parla di decadimento radioattivo o disintegrazione) divenendo, così, piombo; il decadimento, quindi, è quel processo secondo cui un elemento si trasforma in un altro, emettendo energia e particelle.

Quindi, ciò che oggi è una miniera di uranio, domani sarà una miniera di piombo: un determinato tipo di uranio si trasformerà in piombo in circa mezzo miliardo di anni a seguito di decadimento spontaneo; da notare che l’uranio ha numero atomico 92, il piombo 82.


LE FORZE DELL’UNIVERSO


La scienza ci dice che in questo universo ci sono 4 forze che regolano tutta l’esistenza; queste forze sono:
-    gravità
-    elettromagnetismo
-    forze nucleari forti
-    forze nucleari deboli

Le prime due riguardano rispettivamente le forze gravitazionali e quelle elettro-magnetiche, ma quelle che a noi interessano sono le altre due. Le forze nucleari forti e quelle deboli, a differenza delle prime due, non rientrano nell'esperienza diretta e quindi non sono visibili a livello macroscopico come la forza gravitazionale e la forza elettromagnetica, ma agiscono tra i componenti subatomici della materia.

Forze nucleari forti
Le forze nucleari forti tengono unite le varie componenti del nucleo. Dato, infatti, che la forza di repulsione elettrica fra due protoni è maggiore rispetto a quella gravitazionale, deve esserci all'interno del nucleo una componente che tiene legate le particelle ed essa è la forza nucleare forte!

Questo è il motivo per cui gli atomi possono esistere e non si “smontano”; la forza elettromagnetica tende a far allontanare le particelle con carica uguale (protoni), ma la forza forte, anche se ha un raggio d'azione breve, riesce a vincere questa repulsione e tiene unito il nucleo. Si tratta, dunque, di forze enormi e per liberarle possiamo usare il metodo della fissione nucleare, sul cui principio si basa la bomba atomica.



fissione  nucleare (1)


Attraverso la fissione nucleare è possibile, per mezzo di una particella-proiettile, spaccare il nucleo di un atomo rendendolo due atomi più leggeri; il caso classico è quello dell’uranio il quale, colpito da un neutrone, si divide in atomi più piccoli come torio, cesio, berillio, rubidio e altri.

Se poi la fissione nucleare diviene fissione nucleare a catena, abbiamo la Bomba Atomica.
Come funziona la bomba atomica? Costruirne una è la cosa più semplice del mondo, ammesso di possederne i materiali necessari; per ottenere una bomba atomica, infatti, è sufficiente unire due parti da 25 chili cadauna del materiale radioattivo che la costituisce, provocando spontaneamente, in quel medesimo istante, un'esplosione nucleare.


Il detonatore di una bomba atomica, pertanto, è esclusivamente meccanico e consiste in un qualsiasi meccanismo capace di mettere insieme due parti; è come unire due parti di un cocomero: quando ciò accade e il tutto diviene un blocco unico di 50 chili... e booom!!!


Esiste, ovviamente, una ragione per cui accade tutto ciò e si tratta di un motivo statistico.



Come abbiamo visto, il decadimento spontaneo degli elementi radioattivi avviene per emissione di energia e di particelle; l’uranio, infatti, mentre decade, emette neutroni.

Nel caso della fissione nucleare a catena, capace di far esplodere una bomba atomica, ciò che accade è che i neutroni-proiettili spaccano i nuclei degli atomi.
Perché in natura non accadono esplosioni nucleari spontanee? I motivi tecnici sono vari, tra cui il fatto che c’è bisogno di un particolare tipo di uranio (chiamato uranio arricchito 235), in grado di emettere grosse quantità di neutroni; è, inoltre necessario, avere a disposizione 50 chili di questo uranio, in quanto, nel caso di una quantità inferiore, i neutroni liberati sarebbero statisticamente pochi da non poter innescare un processo di fissione a catena degli atomi.
Quando, però, 50 chili di questo uranio arricchito sono impacchettati in un corpo unico, è statisticamente probabile che i neutroni emessi possano colpire e spaccare tanti nuclei che a loro volta emetteranno tanti altri neutroni che, a catena, colpiranno altri nuclei e così via. Tale condizione è chiamata Massa Critica. Fortunatamente di questo uranio arricchito, in natura, ce n’è solo lo 0,72% per aggregato minerale di uranio e questo è il motivo per cui non si può avere un'esplosione nucleare spontanea.

Il detonatore di una bomba atomica, quindi, non è altro che un sistema meccanico che mette insieme varie fette di uranio (come il cocomero tagliato in più parti) che, una volta unite, generano l’esplosione nucleare. Il risultato di una reazione di fissione nucleare, peraltro, è sempre, oltre che le raccapriccianti quantità di energia emesse, che tutto l’uranio diventa qualcos’altro.


reazione a catena  
Schema di una reazione nucleare.
1) Un nucleo di uranio 235 viene "bombardato" da un neutrone e avviene la fissione che spezza il nucleo in due frammenti e libera tre neutroni e dell'energia.
2) Uno di questi neutroni è assorbito da un altro nucleo di uranio 238 ed è perso nel bilancio. Un secondo neutrone può "fuggire" dal sistema o essere assorbito da un elemento che non continua la reazione. Il terzo neutrone viene assorbito da un nucleo di uranio 235 che si spezza in due frammenti liberando due neutroni e dell'energia.
3) I due neutroni liberati si scontrano con due nuclei di uranio 235 e ogni nucleo libera da uno a tre neutroni che servono per continuare la reazione a catena.

 schema di una reazione nucleare a catena (2)






Anche in natura avvengo reazioni trasmutatorie (di cui l'uranio/piombo è un esempio), ma queste richiedono milioni di anni, mentre è possibile accelerarle solamente usando energie elevatissime: nel sole, che è una stella e quindi un luogo di forze enormi, nelle esplosioni atomiche oppure in qualsiasi altro sistema ad alta energia, tipo fulmini o appositi apparati tecnologici atti a fare esperimenti di collisione di particelle (come gli acceleratori di particelle che sono presenti in varie parti del globo).

In conclusione, dato che il ferro non si degrada per emissione spontanea di radioattività e nel nostro laboratorio alchemico non abbiamo modo di creare fenomeni di fissione nucleare, probabilmente, anzi certamente, il nostro esperimento alchemico avrà successo solo se siamo in grado di "spingere", in qualche modo, le naturali forze in gioco, le forze nucleari deboli.

Forze nucleari deboli
Questo genere di forze rientra nel settore meno studiato e i cui dati non vengono diffusi dalla scienza a dispetto della grande importanza che hanno. Mentre i componenti nucleari degli atomi vengono tenuti insieme dalle immense forze nucleari forti, il decadimento radioattivo è dovuto alla forza nucleare debole. Questo genere di forza consente alla materia di essere trasmutata in un’altra: l’alchimia non fa altro che accelerare questo processo.

La forza nucleare debole è l'unica forza che agisce sulle coppie di particelle elementari. Quando parliamo di particelle elementari, non stiamo parlando di atomi, ma di ciò che li compone, cioè, oltre che dei neutroni protoni ed elettroni, anche dei leptoni, muoni, neutrini, gluoni e cose del genere. La forza nucleare debole ha un raggio d'azione breve ed è 100.000 volte meno consistente della forza forte; essa non è in grado di tenere unite delle particelle e proprio la sua debolezza permette al neutrone di scindersi in un protone più un elettrone più un neutrino (una particella più piccola del neutrone).

Il decadimento radioattivo è un fenomeno naturale causato dalle forze nucleari deboli per cui la materia, in un arco di tempo lunghissimo, si trasforma perdendo (o acquisendo, secondo l’alchimia) particelle in modo tale da evolversi continuamente. 




Ciò che oggi è una miniera di uranio, domani sarà una miniera di piombo; secondo l’Alchimia ogni cosa è soggetta alla forza nucleare debole e quindi ogni cosa tende a trasformarsi, seppur dopo epoche, in qualcos’altro. Questa è alchimia naturale, ma su questi tempi si può intervenire in laboratorio e ottenere nell'arco di poche settimane ciò che la natura compie in milioni d'anni.

Adesso una notizia riservata che spiega una frase di prima. I metalli che gli alchimisti definiscono "imperfetti" nascono per primi: il ferro si trasforma in rame che, perfezionandosi, si trasmuta in piombo che, a sua volta, diviene stagno, poi mercurio, poi argento e infine oro. Secondo l'alchimista Alberto il Grande, nel suo Le Composé des composés, la generazione dei metalli avviene con periodicità circolare, cioè passando dall'uno all'altro seguendo un cerchio.
Ma voglio dirvi di più: secondo l'alchimista arabo Glauber, i metalli, una volta arrivati allo stato dell'oro, ripercorrono il ciclo in senso inverso divenendo sempre più imperfetti fino a divenire ferro per poi riprendere il viaggio verso la perfezione (Glauber: L'Oeuvre minéral).

Secondo l’alchimia, inoltre, il piombo (numero atomico 82), il mercurio (n.a. 80), l’oro (n.a. 79) e altri metalli, quali ferro, platino, rame ed altri che fanno parte di un gruppo chiamato sulla Tavola Periodica heavy platinum, sono in relazione tale tra loro nel senso che possono essere vicendevolmente trasmutati e lavorati per produrre la mitica Pietra Filosofale.

Per quanto mi riguarda, sono convinto che la forza nucleare debole è la volontà divina in azione, ciò che per Dante Alighieri disse essere l'amor che move il sol e l'altre stelle (Paradiso XXXIII, 145).

FACCIAMO IN CASA IL NOSTRO ORO!


L’esperimento che segue è estratto dal Comunicato Andromeda 85/2001 dal titolo Fate da voi il vostro oro! a cura del fisico Roberto Monti il quale afferma di aver scoperto il motivo per cui gli scienziati Fleischmann e Pons, scopritori della fusione fredda nel 1988, si erano sbagliati nella loro procedura.

Monti riferisce che nel loro sistema il Palladio non agiva solo come catalizzatore delle reazioni Deuterio+Deuterio ma “entrava” nelle reazioni, inquinando il sistema e quindi fermando la reazione di produzione infinita di energia.

Vediamo cosa dice il Dott. Monti di tutta questa storia e della produzione dell'oro.

Come conseguenza delle reazioni nucleari a debole energia (reazioni “Alchemiche”) tra Palladio e Deuterossido di Litio (LiOD) è che il Palladio bruciava come un cerino formando una pletora di nuovi nuclei e ciò bloccava la reazione e non la rendeva continua.
Per farla breve, fu presto evidente che il cerino di Fleischmann e Pons poteva bruciare una volta sola (l’esperimento non era “riproducibile”) e non poteva quindi essere una “sorgente continua di energia”; la “non riproducibilità” dell'esperimento, pertanto consentì al mondo accademico di affondare rapidamente la questione.

Nel 1996 lo scienziato Mizuno, insieme ai suoi collaboratori, andò finalmente a vedere cosa c’era negli elettrodi di Palladio dopo le reazioni di “Fusione Fredda” e vi trovò, entro uno strato di spessore di un micron, Cromo, Ferro, Rame, Platino, Calcio, Titanio, Manganese, Cobalto, Zinco, Cadmio, Stagno, Piombo, Gadolinio, Arsenico, Bromo, Antimonio, Tellurio, Indio, Xeno, Afnio, Renio e Iridio.

Successivamente entrai in contatto con John O’Mara Bockris, elettrochimico di fama internazionale, il quale pure andò a vedere dentro i suoi elettrodi della fusione fredda e trovò: Magnesio (6,7%), Silicio (10,2%), Cloro (3%), Potassio (1,1%), Calcio (19,9%), Titanio (1,6%), Ferro (10,5%), Rame (1,9%), Zinco (4,2%), Palladio (31,9%), Argento (1,9%), Platino (7,1%). Figurarsi che la concentrazione iniziale di purezza del Palladio era del 99,8%: da dove erano saltate fuori tutte quelle sostanze?

Conobbi Bockris in un convegno a Como e quando nel 1992 un imprenditore d’assalto (tale William Telander) gli offrì un sostanzioso mucchio di dollari per ripetere alcuni test di “trasmutazione dei metalli” ideati da un certo Joe Champion (il progetto fu battezzato “The Philadelphia Project”), ritenne opportuno farmi venire dall’Italia a College Station, Texas, come unico “esperto di Alchimia” di sua conoscenza. Dovevo restare una settimana: rimasi sei mesi.

Il primo di questi esperimenti effettuati in mia presenza mi rivelò immediatamente di cosa si trattasse. L’avevo già visto in una illustrazione di circa cinquecento anni prima (la “Dodicesima chiave” di Basilio Valentino) e funzionò: da una miscela di elementi chimici di purezza garantita, saltarono fuori alcuni milligrammi d'oro che prima non c’era (in termini di atomi è una enormità).

Cominciai, ovviamente, a prendere gusto alla faccenda, ma quando si tratta di questioni scientifiche, io mi fido solo di me stesso: volevo essere ben sicuro che non ci fosse il trucco. Così, approfittando del fatto che l’assistente cinese e quello indiano staccavano regolarmente alle cinque del pomeriggio (per me quasi prima mattina), preparai un test in completa solitudine aggiungendo qualche spunto preso dalle mie letture alchemiche.
Ricordo molto bene il momento in cui, alla fine delle varie operazioni, mi ritrovai a guardare nove palline gialle, di oro puro, sul fondo di un beaker (definizione di beacker: contenitore in genere in vetro in uso nei laboratori di chimica).

È proprio vero: il primo oro non si scorda mai.

Si trattava di pochi milligrammi, ma a me bastavano.

Nell’ottobre 1992 tornai in Italia e feci al CNR una nuova offerta: produrre metalli nobili come oro, argento, platino, usando le miniere della Sardegna a “copertura”, per sanare il debito pubblico.

Non ho mai avuto risposta: suppongo abbiano pensato che ero matto.

Decisi allora di modificare il progetto iniziale: pensai di utilizzare le reazioni di trasmutazione per abbattere le scorie radioattive, pericolose e scomodi scarti delle centrali nucleari e, in particolare, di usare la produzione di argento come mezzo principale per l’abbattimento delle scorie. Questo progetto trovò credito e finanziamento da parte di una compagnia Canadese, con la quale lavoro tuttora.

I risultati sperimentali mi hanno confermato che le indicazioni riscontrabili nei testi di Alchimia sono sempre corrette, provando che l’Alchimia è una scienza sperimentale e voglio dimostrarlo mediante un esperimento facilmente riproducibile da chiunque e con una spesa relativamente bassa.

PREPARAZIONE DELL’ORO


È mia intenzione fornire informazioni sufficienti a dimostrare chiaramente che l’Alchimia è realmente una Scienza sperimentale mediante un esperimento facilmente riproducibile da chiunque e con poca spesa.

Gli ingredienti:

  • 1 kg di Mercurio (Hg), ad esempio il prodotto a catalogo Carlo Erba Reagenti codice n° 460737; costo di mercato circa 250 euro al chilo
  • 6 litri di Acido Nitrico 65%RPE, ad esempio il prodotto a catalogo dela Carlo Erba reagenti n°408022; costo di mercato circa 25 euro litro
  • 5 litri acqua distillata 5 euro (al supermercato)
  • 1 litro di aceto di vino bianco 1 euro (al supermercato)
  • 1 litro di Acido Acetico Glaciale 99-100% della Polichimica srl di Bologna (disponibile in questa pagina di catalogo); costo di mercato 8 euro al litro
  • un paio di barattoli per marmellata Zuegg (vuoti ovviamente).


PS: come si può ben vedere dai costi, specie quello del mercurio, non è conveniente produrre oro in questo modo, ma certamente rende scientifica l'operazione di trasmutazione alchemica.

Prima operazione
Si dissolvano 100 g di Hg in Acido Nitrico (HNO3) nella proporzione 1:5 (esempio: 100 cc di HNO3 + 500 cc di H2O distillata per un totale di 600 cc).
È sufficiente mettere il Mercurio entro un beaker da 250 cc in vetro Pirex (euro 5).
Si versi sul Mercurio la soluzione di Acido Nitrico 1:5 fino a colmare il beaker.
Si ponga il beaker su una piastra riscaldante regolando la temperatura a 90°C mediante un normale termometro.
La dissoluzione si può fare tranquillamente entro una giornata (si aggiunga la soluzione di HNO3 + H2O a mano a mano che evapora prendendola dai 600 cc): il Mercurio si dissolverà totalmente, mostrando che non contiene tracce apprezzabili di oro.

Seconda operazione
Si pongano i restanti 900 g di Mercurio in un contenitore di vetro (trovo ottime le confezioni di marmellata Zuegg).
Si versi sopra il Mercurio una miscela (al 50%) di aceto di vino bianco e di Acido Acetico Glaciale 99-100% fino al livello del secondo rigonfiamento del vasetto Zuegg.

Terza operazione
Si chiuda bene il vasetto e si agiti il contenuto fino a quando si vede il Mercurio diviso in minuscole palline (un paio di minuti); lo si ponga al riparo in un cassetto chiuso a chiave e si ripeta questa operazione preferibilmente ogni giorno, quando viene in mente.

Quarta operazione
Dopo 10-15 giorni (quanto basta per mangiare con calma il contenuto di una seconda confezione di “Tradizionali Zuegg” e disporre così di un secondo vasetto) la “feccia” comincia ad “uscire” dal Mercurio. E’ opportuno, a questo punto, “pulire” la miscela di aceto e di acido acetico utilizzando il secondo vasetto Zuegg: a questo scopo si agiti il contenuto del primo vasetto fino a quando le fecce sono ben sospese nella soluzione.
Si versi la soluzione nel vasetto vuoto (facendo attenzione a non versare anche il Mercurio) e si riempia il primo (al livello indicato) con la soluzione preparata in precedenza (per conservare la quale va bene qualsiasi contenitore di vetro).

Quinta operazione
Si lasci riposare la soluzione del secondo vasetto fino a quando le fecce sono ben depositate sul fondo (10-15 giorni).
Si ripeta la quarta operazione per circa quattro mesi, quando vi fa comodo: due vasetti di “Tradizionali”, un litro di aceto di vino bianco e un litro di acido acetico sono quindi generalmente più che sufficienti.

Sesta operazione
Dopo circa quattro mesi (a seconda dell’impegno profuso) si può estrarre il primo Oro dal Mercurio.
Si prendano dunque 100 g di Hg “trattato” e li si dissolva in acido nitrico 1:5, come nella prima operazione.
Il Mercurio si scioglie lentamente e, quando ormai è ridotto a una pallina, fate attenzione: a un certo punto “esploderà” espellendo tutto l’Oro prodotto che si disperderà sul fondo del beaker sotto forma di una “polvere” di pagliuzze dorate molto belle a vedersi.
Io ho fatto Oro molte volte in modi diversi, ma l’Oro estratto direttamente dal Mercurio in questo modo è il più bello che io abbia visto.
Potrete dunque ripetere questa operazione otto volte e produrre tanto oro da fugare ogni dubbio sulla realtà di questa operazione Alchemica (consiglio di “pulire” l’Oro prodotto con una soluzione 1:2 di HNO3 + H2O. Lavate, poi, con acqua distillata e asciugate il vostro oro dentro il beaker sulla piastra riscaldante. Conservate, infine, in un contenitore di vetro, anche il nitrato di Mercurio prodotto di volta in volta).
 



altri due esempi di oro prodotto dal mercurio
(fonte: nota "a")


Seguendo le istruzioni avrete prodotto il vostro primo Oro e potrete, dunque, considerare con più attenzione la reale possibilità dell’esistenza della Pietra Filosofale, dell’Elisir Trasmutatorio e dell’Elixir di Lunga Vita.
Io non sono un Adepto e dunque non ho la Pietra, ma ritengo certa la possibilità di produrla. Ho, peraltro, avuto una serie di conferme del fatto che gli Antichi ne fossero in possesso, da Diogene Laerzio nella “Vita di Epimenide” e, più recentemente, da Alberto Magno (1270), Glauber (1300), Basilio Valentino (1400), Flamel (1413), Aurach de Argentina (1475), Salomon Trismosin (1500), Ireneo Filalete (1645).


Fin quì la ricetta dettata dal dott. Roberto Monti.

La versione integrale del Comunicato Andromeda e i riferimenti bibliografici, li
puoi aprire il documento PDF un'altra pagina del browser da QUI

 

Nota importante: riteniamo opportuno far presente a tutti i “piccoli alchimisti” che volessero cimentarsi nell’impresa, che gli elementi citati dal dott. Roberto Monti (mercurio, acido acetico glaciale, acido nitrico ecc.) sono TOSSICI e/o IRRITANTI e quindi vanno maneggiati con estrema attenzione principalmente per la pelle, gli occhi e i polmoni.






Ulteriori approfondimenti sull'Alchimia e su come i prodotti alchemici hanno l'effetto di prolungare la vita da 600 a 1000 anni guarendo tutte le malattie, potrete trovarli sul libro
LIFE i segreti della Ghiandola Pineale


 


fonte:
Arcangelo MIRANDA


fonte immagini:
a - http://www.lowenergytransmutations.org/gold_gallery.htm (sito web del dott. R. Monti)
1 - http://library.thinkquest.org/C003730/index.php3?ID=18
2 - http://it.wikipedia.org/wiki/Fissione_nucleare


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